Prima di tutto: cos’è l’LCA?
Il Life Cycle Assessment (LCA), in italiano Analisi del Ciclo di Vita, è il più completo strumento di valutazione dell’impatto ambientale di prodotti e servizi.
Ufficializzato nel 1993 in occasione del Congresso SETAC (Society of Environmental Toxicology and Chemistry), è un metodo scientifico basato sulla raccolta di dati che permette di replicare o modificare i risultati e prende in considerazione le relazioni uomo-ambiente in maniera olistica, risultando così il metodo più efficace tra quelli attualmente esistenti.
In pratica, le imprese lo usano per misurare gli effetti che un prodotto o un servizio provoca sull’ambiente nel corso del suo intero ciclo di vita, vale a dire in ogni fase della supply chain che permette di portarlo sul mercato e oltre.
Queste fasi, in sintesi, sono:
- l’approvvigionamento delle risorse necessarie alla produzione
- la produzione vera e propria del bene
- lo stoccaggio del bene insieme agli altri beni, il packaging, il trasporto
- la distribuzione presso clienti e rivenditori
- il suo utilizzo
- il suo smaltimento e quello dell’imballaggio.
Ciascuna di queste fasi porta con sé una serie di attività che, a seconda di come vengono svolte, causano maggiori o minori effetti negativi sull’ambiente. L’analisi LCA permette di quantificarli.
5 motivi per cui un’azienda dovrebbe fare l’analisi LCA
I vantaggi sono diversi, il primo tra tutti? Quello competitivo.
Grazie all’analisi LCA, infatti, è possibile identificare con precisione le aree in cui migliorare le prestazioni ambientali, attuare le modifiche necessarie e coglierne i frutti, dal punto di vista tanto ecologico quanto economico.
Di cosa stiamo parlando? Dei benefici che porta con sé il miglioramento del proprio punteggio LCA. E quali sono? Eccoli:
- si possono ottenere le etichette ambientali più importanti d’Europa (etichette ecologiche di tipo I e di tipo III e in particolare l’EPD, che tra pochissimo ti spiegheremo cos’è) e i conseguenti benefici di immagine: senza un’analisi LCA che stia alla base di queste etichette volontarie, c’è infatti un forte rischio di greenwashing e di incorrere in delle sanzioni con pesanti ripercussioni sulla reputazione aziendale
- grazie a queste etichette, si possono raggiungere nuovi target di clienti rispondendo a trend in ampia crescita: secondo diversi studi tra cui l’autorevole indagine Nielsen, infatti, Millenials e GenZ sono consumatori molto attenti alla sostenibilità ambientale
- si accede al GPP (Green Public Procurement), uno strumento di politica ambientale che, attraverso la leva della domanda pubblica, intende contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. In sostanza, la Pubblica Amministrazione, che nelle società occidentali è il maggiore consumatore di beni e servizi, influenza il mercato favorendo e promuovendo una filiera produttiva green, soprattutto attraverso l’inserimento di criteri ambientali nei punteggi per vincere bandi e gare d’appalto
- si è in grado di valutare le prestazioni di un prodotto e di confrontarle con i “best in class”, i migliori della categoria, mettendo in atto un benchmarking finalizzato a migliorare la progettazione stessa, dalla scelta dei materiali a quella delle tecnologie passando per il processo decisionale di acquisti e per i sistemi di innovazione da adottare (parliamo del famoso concetto di ecodesign)
- si va verso l’economia circolare e i risparmi che essa comporta: uno degli obiettivi è infatti che il prodotto si trasformi in rifiuto il più tardi possibile, risparmiando così sui costi di smaltimento e su quelli di produzione, perché questo viene reinserito nella supply chain a creare nuovo valore invece di essere mandato in discarica a morire.
E poi, oltre a tutto questo, sono leggi e regolamentazioni che richiedono sempre più perentoriamente di adeguarsi ai principi di circolarità e sostenibilità, basti pensare al Piano d’azione per l’Economia Circolare dell’UE o al concetto di EPR e agli obblighi che su questo si stanno sviluppando.
Attenzione però, perché l’LCA rimane uno strumento di supporto a decisioni che portano all’adempimento di queste direttive e non costituisce uno strumento risolutivo di per sé. È solo il primo e fondamentale passo.
Come funziona l’analisi LCA?
La metodologia LCA è regolamentata da degli standard europei e in particolare dalle norme ISO della serie 14000, relative alla gestione ambientale delle organizzazioni. Ancor più nello specifico, sono le norme da 14040 a 14044 a definire principi, requisiti e linee guida per un’analisi LCA, che, in definitiva, si articola in queste 4 fasi:
- Goal definition – Definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione (ISO 14041):
si stabiliscono le finalità dell’analisi, l’unità funzionale utilizzata (kg di prodotto, t di rifiuto trattato, kWh di energia fornita, ecc.), le aree di studio, le modalità di raccolta dei dati, le ipotesi e i limiti di partenza, i soggetti responsabili dello studio e dell’analisi dei risultati, i requisiti di qualità.
- Life cycle inventory (LCI) analysis – Compilazione di un inventario (ISO14041):
si raccolgono e si elaborano i dati relativi a tutti gli input e output (in termini sia di massa che di energia) del sistema produttivo riferito al prodotto o servizio preso in oggetto.
- Impact Assessment – Valutazione degli impatti ambientali (ISO 14042):
dopo aver calcolato, nell’inventario, il consumo di risorse e le emissioni di CO2 nell’ambiente, si valuta in questa fase il potenziale impatto ambientale di tutti quegli input e output del sistema produttivo considerato, ovvero di tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto o servizio.
- Improvement Assessment – Interpretazione dei risultati e valutazione dei miglioramenti (ISO 14043):
in questa fase finale, si confrontano i risultati dell’analisi dell’inventario con quelli della valutazione degli impatti e si traggono le conclusioni volte a diminuire l’impatto ambientale dei processi produttivi analizzati.
Per esempio? Si può valutare che l’energia impiegata per la produzione sia troppo elevata e trovare il modo per ridurla, oppure che sia l’energia consumata dal prodotto durante il suo funzionamento a dover essere abbassata, o ancora che il costo ambientale dello smaltimento sia troppo alto, che vadano ridotte le emissioni di CO2, ecc.
I risultati possono essere usati anche solo per confrontare prodotti simili e decidere su quale valga la pena puntare, per migliorare un prodotto esistente o per la creazione di un prodotto nuovo…insomma l’analisi può servire a diversi scopi; dipende, ovviamente, da quello che serve alla tua azienda in quel momento.
Analisi LCA ed etichette EPD
Dicevamo, poco sopra, che uno dei vantaggi dell’analisi LCA è che permette di ottenere delle etichette ambientali senza il rischio di incorrere in sanzioni e mettere a repentaglio la propria brand position.
Ma per quali etichette in particolare è fondamentale l’LCA?
- Per le etichette ecologiche di tipo I, e cioè quelle etichette volontarie sottoposte a certificazione esterna (da parte di un ente pubblico o privato) che considerano l’intero ciclo di vita del prodotto fissando dei valori minimi di prestazione ambientale. La più importante tra queste è il marchio europeo di qualità ecologica EU Ecolabel.
- Per le etichette ecologiche di tipo III, anche note come Environmental Product Declarations – EPD, in inglese, o Dichiarazioni Ambientali di Prodotto – DAP, in italiano. L’EPD, potremmo dire, è il rapporto finale di un’analisi LCA, in quanto riporta in maniera trasparente dati oggettivi, comparabili e verificati da terzi sulle prestazioni ambientali di un prodotto o servizio nel suo intero ciclo di vita.
L’importanza delle EPD è in costante crescita e infatti sono sempre di più le aziende che decidono di ottenerle.
Perché? Proprio per i vantaggi che ti abbiamo elencato prima!
Conclusioni
L’analisi LCA, l’abbiamo visto, è ormai fondamentale in un mercato che si sta spostando sempre più (e sempre più sarà costretto a farlo) verso il green.
Ma non è così semplice: si tratta di una metodologia molto complessa che richiede tempo e inizialmente dei costi elevati (tra i quali quelli per acquistare uno dei software dedicati) e che presuppone imprescindibilmente la formazione di un personale qualificato, qualora l’azienda decidesse di svolgerla internamente.
E quindi? No, non devi desistere, e lascia perdere lo scetticismo: ormai fare business significa anche questo e rischieresti di rimanere escluso dal mercato o di incorrere in pesanti multe. Il consiglio, dunque, è di rivolgersi ad aziende esterne, specializzate in consulenze e percorsi di sostenibilità aziendale…e chissà che Nazena non diventi a breve una di queste! 😉
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CONSULTAZIONI:
LCA: uno strumento fondamentale per la tua azienda
Alessia Sampieri
Sfridoo News, 15 luglio 2020
Life Cycle Assessment
Etichetta Ambientale, consultato in novembre 2022
EU Ecolabel
European Commission – Environment, consultato in novembre 2022
The International EPD System
EPD, consultato in novembre 2022
Dichiarazione Ambientale di Prodotto
ISPRA, consultato in novembre 2022