Riciclo tessile: tecnologie e prospettive

Giu 1, 2022 | GreenWeave

Perché parlare di riciclo tessile? Cosa significa?
L’industria tessile è attualmente sostenibile? Come renderla tale?
Quali sono le prospettive future?
Se stai cercando risposta a queste domande, sei nel posto giusto.

La produzione tessile mondiale è in costante aumento da decenni e si prevede un incremento ancor più rapido nel prossimo futuro.
Una volta, i vestiti rappresentavano beni di prima necessità e la produzione tessile si limitava a rispondere a questo bisogno primario. Oggi, sono invece diventati articoli di moda e in quanto tali hanno una vita sempre più breve. Al contempo, la loro composizione materiale è sempre più complessa: il 63% delle fibre, infatti, deriva da prodotti petrolchimici la cui produzione e il cui smaltimento generano notevoli emissioni di anidride carbonica. Il restante 73% è dominato invece dal cotone, la cui coltivazione richiede enormi quantità d’acqua ed è spesso accompagnata dall’uso intensivo di pesticidi.
I tessuti vengono poi sottoposti a trattamenti come finitura, tintura e stampa, che provocano un ulteriore sfruttamento delle risorse naturali e ulteriori emissioni di CO2 e polveri sottili.

Questi ritmi sono ormai diventati insostenibili per il nostro pianeta, ed ecco perché è necessario incrementare le pratiche di riuso e le tecnologie di riciclo tessile, volte non solo a ridurre la produzione di fibre vergini ma anche a ottimizzare l’impiego di coloranti e risorse produttive.

Raccolta differenziata, riciclo tessile: stato dell'arte

Il riciclo nell’industria tessile: stato dell’arte 

Secondo la Commissione europea, ogni anno il 38% dei prodotti tessili (circa 2,1 milioni di tonnellate) viene raccolto separatamente e destinato al riciclaggio o al riutilizzo, mentre il 62% viene smaltito con i rifiuti misti. Una percentuale che è ancora davvero troppo bassa e che deve aumentare esponenzialmente subito, prima che sia troppo tardi. Per questo motivo, l’UE ha adottato nel 2018 un pacchetto sull’economia circolare che impone la raccolta differenziata dei tessili in tutti gli Stati membri entro il 2025. Il 31 marzo 2022, la Commissione ha inoltre pubblicato la nuova strategia UE per il settore tessile, che sarà presto corredata da una serie di norme e criteri minimi che mirano a rendere i prodotti tessili sostenibili e circolari.
Ma quali sono le pratiche di riciclo attualmente in atto? E quali i limiti da superare?

Attuali tecniche di riciclo

L’obiettivo primario del riciclo tessile è quello di trasformare i prodotti a fine vita in nuovo materiale fibroso che abbia proprietà simili al materiale vergine. Le attuali tecnologie sono in grado di recuperare le fibre da quegli scarti tessili composti da un solo tipo di filamento, i problemi invece arrivano quando si cerca di lavorare con i tessili multimateriali.
La prima e più immediata soluzione è evitare di produrre questo tipo di tessuti in un’ottica di progettazione per il riciclaggio, ma nella nuova strategia UE troviamo anche il proposito di collaborare con l’industria al fine di implementare le tecniche di riciclo, per riuscire a lavorare anche con i multimateriali.
Vediamo dunque quali sono le principali tecnologie attualmente impiegate per il riciclo tessile.

Attuali tecnologie di riciclo tessile

RECUPERO MECCANICO DELLE FIBRE:

il tessuto viene disintegrato per ottenere nuove fibre sciolte da impiegare per nuovi filati. È un procedimento che avviene di solito tramite la macchina Garnett che, con i suoi tamburi rotanti e perni metallici, distrugge la struttura tessile e restituisce fibre più corte rispetto alle originali. Per questo motivo, è necessaria una preliminare e attenta selezione del materiale per composizione: miscele di fibre e colori diversi risultano in un filato di bassa qualità.

RI-FILATURA O RICICLO TERMICO:

i tessuti composti di fibre termoplastiche e fibre che possono essere dissolte in solventi vengono fusi o sciolti per produrre una soluzione da utilizzare per la ri-filatura. Non solo i tessuti a fine vita, anche le bottiglie di plastica possono essere riciclate con questo processo ed è infatti una pratica molto più diffusa di quanto non sia il riciclo termico degli scarti tessili veri e propri. Questo anche perché, come per le altre tecnologie di riciclaggio, si incontrano grossi limiti di lavorazione sui tessuti multimateriale.

Si tratta comunque di un procedimento utile, a cui possono essere sottoposte anche le fibre naturali come il cotone e che in tal caso prende il nome di processo Lyocell. Tramite questa virtuosa tecnica, il materiale cellulosico viene prima dissolto in NMMO-monoidrato (un composto organico) e poi sottoposto a una centrifuga in acqua o in una soluzione acquosa di NMMO, dove si coagula e forma una nuova fibra. Con questa, si dà vita poi a un tessuto ecologico e biodegradabile che in determinati ambienti riesce a decomporsi in soli 8 giorni.

FEEDSTOCK RECYCLING E RICICLO CHIMICO:

la struttura polimerica delle molecole del tessuto viene rotta in pezzi più piccoli, i monomeri o oligomeri. Essi vengono poi ripolimerizzati e i polimeri così ottenuti vanno a riunirsi in nuove fibre. Questo processo può essere in realtà sia aspecifico con processi termici come la pirolisi, l’idrocracking e la glassificazione, che molto specifico con reazioni chimiche come l’alcolisi, la glicolisi e l’idrolisi.

Rispetto alle altre tecniche di riciclaggio, questa offre dei particolari vantaggi: la pirolisi, per esempio, può essere utilizzata con materiali tessili multimateriali o con una miscela di diversi materiali tessili senza che sia necessaria una selezione preliminare.
Tuttavia, si tratta di processi potenzialmente poco ecologici o molto difficili da gestire.

In questo senso, di particolare interesse sono invece gli emergenti processi biochimici, come il riciclo enzimatico. Gli enzimi cellulasi, per esempio, possono essere utilizzati nel trattamento di materiali tessili a base di cellulosa (cotone, viscosa, lyocell) come biocatalizzatori per accelerare le reazioni chimiche e scomporre più velocemente i polimeri delle fibre.
Esistono già anche alcuni tentativi di sottoporre i tessuti multimateriali a processi biochimici, tramite l’impiego di altri tipi di enzimi, ma sono ancora in fase di test.

Tecniche di riciclaggio tessile: chimica e biochimica

La categorizzazione delle tecniche fin qui illustrata è però da prendere con le pinze: nella maggior parte dei casi, infatti, non viene impiegata una sola tra queste ma sono anzi mescolate tra loro.
Per esempio, il riciclaggio termico di cui si parla in riferimento alla conversione di pellet o PET in fibre mediante fusione, è effettuato in realtà su materiali trattati prima di tutto con mezzi meccanici, ed è quindi più preciso parlare di riciclo termomeccanico.

ALTRE FORME DI RICICLO:

Come già più volte sottolineato, il limite più grosso di tutte queste tecnologie è il trattamento dei tessuti multimateriale. Nonostante ci siano nuove tecnologie promettenti in grado di separare la miscela più comune di cotone e poliestere, attualmente, gli unici metodi realmente ecologici in grado di superare questo limite sono il compostaggio e il compostaggio verminale. Due processi che non danno vita a un nuovo materiale tessile ma che sono comunque degni di nota perché eliminano gli sprechi conferendo agli scarti una nuova funzione.
Con il compostaggio, si sfruttano diversi tipi di funghi e batteri per degradare i rifiuti organici in un fertilizzante molto ricco di sostanze nutritive. Con il compostaggio verminale, tale processo viene accelerato aggiungendo creature viventi come i vermi della terra. I fertilizzanti ottenuti da entrambi questi processi non genereranno nuove fibre ma possono chiudere il cerchio andando a nutrire i terreni dedicati alla produzione di cotone.

Un’altra operazione sempre valida e che non richiede l’impiego di alcuna tecnologia, è la riduzione degli scarti tessili a stracci per la pulizia e per l’asciugatura. Ovviamente, solo i tessuti con un’alta capacità di assorbimento dell’acqua possono essere riciclati in questo modo, ed è una pratica che risponde solo in piccola parte alle esigenze di sostenibilità dell’industria tessile, ma è un processo semplice ed efficace da tenere in considerazione.

Altre forme di riciclo tessile - compostaggio e compostaggio verminale
Conclusioni

La pratica del riciclo tessile risulta in definitiva ancora troppo poco diffusa, seppur sempre più indagata e sperimentata nelle diverse sue forme. Nell’UE, solo l’1% degli scarti, infatti, diviene oggi nuovo tessuto. È vero, però, che le differenze tra Paese e Paese sono sostanziali, anche tra Paesi geograficamente vicini. In Germania, per esempio, il 75% degli scarti tessili è già raccolto separatamente, che è un tasso molto più alto rispetto a quello medio europeo citato sopra, 38%.

La mobilitazione delle istituzioni però, soprattutto degli organi dell’UE, fa ben sperare: con l’introduzione delle nuove norme per l’industria tessile nella seconda metà del 2022, confidiamo in una forte spinta ecologica. L’obiettivo è, del resto, rendere tutti i prodotti tessili dell’UE sostenibili e circolari entro il 2030.

Le tecniche di riciclo esistono, così come le idee innovative utili, il passo fondamentale è ora dare la possibilità di svilupparle e implementarle, tramite incentivi e investimenti per la Ricerca.

Nel frattempo, anche le pratiche di riuso si stanno diffondendo: noleggio, negozi ed e-commerce di seconda mano, mercati delle pulci, associazioni di beneficienza e librerie di vestiti sono tutte attività in forte crescita.

Un’importantissima abitudine fin troppo trascurata e da riprendere urgentemente è, inoltre, quella del riparo. È questo, infatti, il primo passo verso un radicale cambio di paradigma: tornare a concepire i tessili come prodotti durevoli, e non come prodotti usa e getta della fast fashion. Aumentare la consapevolezza di tutti noi è essenziale: informazioni sui prodotti e sul loro impatto ambientale, etichette e trasparenza sono mezzi indispensabili per educare i consumatori a comprare solo ciò di cui hanno bisogno e a fare scelte più sostenibili.

Cambiare un’abitudine non è mai facile, ma spesso, poi, gli errori del passato ci sembrano lampanti. Prendiamone coscienza fin da ora, facciamo della fast fashion il nostro passato subito.

Vuoi approfondire le discipline UE relative al settore tessile?
Leggi anche: Tessile sostenibile: la nuova strategia UE

 

CONSULTAZIONI:

Textile recycling processes, state of the art and current developments: A mini review
Benjamin Piribauer and Andreas Bartl
Waste Management & Research
2019, Vol. 37(2)

Circular economy indicators for organizations considering sustainability and business models: Plastic, textile and electro- electronic cases
Efigenia Rossi, Ana Carolina Bertassini, Camila dos Santos Ferreira, Weber Antonio Neves do Amaral, Aldo Roberto Ometto
Journal of Cleaner Production 247 (2020) 119137

Environmental impact of textile reuse and recycling – A review
Gustav Sandin, Greg M. Peters
Journal of Cleaner Production 184 (2018) 353e365

Environmental impact of the textile and clothing industry – What consumers need to know
EPRS | European Parliamentary Research Service
Nikolina Šajn, Members’ Research Service, PE 633.143 – January 2019

"In natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma"

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