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Cosa si intende per Responsabilità Estesa del Produttore, conosciuta anche con l’acronimo EPR – Extended Producer Responsibility?

Correva l’anno 1990 e l’accademico svedese Thomas Lindhqvist, che per primo introdusse questo concetto, lo definì come una “strategia di protezione ambientale […] che rende il produttore del prodotto responsabile dell’intero ciclo di vita del prodotto stesso e soprattutto del suo ritiro, del riciclaggio e dello smaltimento finale”. In altre parole, è una nozione che attribuisce al produttore la responsabilità finanziaria e operativa dei rifiuti prodotti, richiedendogli di occuparsi della loro raccolta, del loro smistamento e del loro trattamento per il riciclo o il riutilizzo.
La diretta conseguenza di tale responsabilità è la necessità di una progettazione lungimirante e intelligente che consideri l’impatto ambientale del prodotto in ogni sua fase, anche e soprattutto in quella del cosiddetto “fine vita”.

Responsabilità Estesa del Produttore: la legge

Nell’ultimo ventennio, il concetto di EPR è diventato uno dei principali strumenti del legislatore europeo per la gestione di molti flussi di rifiuti in Europa. In particolare, nel 2018 sono state emanate le Direttive (UE) 2018/851 e 2018/852, due dei quattro pilastri del Pacchetto Europeo sull’Economia Circolare, che mira a modificare il tradizionale modello di economia lineare “compra, usa, consuma e getta” in un modello più sostenibile in cui il rifiuto diviene materia prima e genera nuovo valore sul mercato.
Obiettivi comuni dunque a tutti gli Stati membri, ma sono i governi dei singoli Paesi a doverli adattare agli specifici contesti nazionali, potendo scegliere tra diversi sistemi di attuazione. Degli esempi?

Francia e Germania: esempi di sistemi EPR - France and Germany: examples of EPR systems

Francia e Germania: esempi concreti di sistemi EPR

Gli esempi più virtuosi in questo senso si rintracciano attualmente in Francia e in Germania dove, a partire da gennaio 2022, i marketplace sono legalmente obbligati a verificare la conformità del numero di registrazione EPR dei prodotti commercializzati nel suolo nazionale.
Ma che cos’è un numero EPR e quali categorie di prodotti sono soggette a tale normativa?
Il numero di registrazione EPR è un codice identificativo univoco (detto anche UIN) che viene riconosciuto a un prodotto che rispetta tutti i requisiti in vigore per la sua categoria di appartenenza nello Stato di riferimento. Requisiti e categorie variano di Stato in Stato e pertanto non esiste un numero EPR unico per l’Unione Europea. Ciò significa che se vogliamo fabbricare, vendere o importare un prodotto in diversi Paesi dovremo registrare il nostro prodotto in tutti i mercati a cui siamo interessati, pena l’impossibilità di commercializzazione (o una pesante sanzione!).
Per quanto riguarda le categorie merceologiche, cambiano anch’esse tra uno Stato e l’altro: ecco quelle per cui è ad oggi obbligatorio possedere un numero EPR in Francia e in Germania.

Categorie merceologiche dei prodotti EPR in Francia

Categorie merceologiche dei prodotti EPR in Germania

Com’è evidente, le categorie non sono esattamente le stesse nei due Paesi, ma le differenze non finiscono qui: mentre la Francia ha optato per un modello “integrato”, la Germania si è affidata a un modello “duale”. E cosa significa? Sostanzialmente, in un sistema integrato il compito di gestire i rifiuti è affidato alle amministrazioni locali e il produttore è tenuto a contribuire ai costi di gestione dei rifiuti, mentre in quello duale sono i produttori stessi a dover organizzare autonomamente lo smistamento e smaltimento dei propri rifiuti, affidandosi a organizzazioni (enti o consorzi) che per loro conto sostengono per intero i costi di raccolta e smaltimento e ottemperano a tutti gli obblighi EPR.

Un’altra osservazione per noi particolarmente interessante è che l’unico Paese nel quale è attualmente applicato un sistema EPR per i rifiuti del settore tessile è la Francia. Ma come funziona esattamente?

Sistema di Responsabilità Estesa del Produttore per i tessuti: il caso francese - Extended Producer Responsibility for textile waste: the French example

EPR per i rifiuti tessili: il caso francese

Nella pratica, in Francia il recupero e il riciclo degli scarti tessili è affidato a Refashion-EcoTLC, società privata senza scopo di lucro nata nel 2008 nonché unico consorzio di settore accreditato presso le istituzioni francesi. È diretto da un consiglio di industriali e conta più di 5.000 aziende associate, fornisce assistenza per la prevenzione e la gestione dei prodotti tessili a fine vita e si occupa di coordinare i diversi soggetti coinvolti nella filiera. Inoltre, svolge attività di Ricerca e Sviluppo per portare innovazioni sostenibili nell’industria tessile.

I costi di gestione di tale organizzazione sono coperti dai contributi, obbligatori, versati dai produttori tessili francesi. I piccoli produttori, cioè quelle imprese che non superano i 5.000 articoli o i 750.000 euro di fatturato l’anno, pagano una quota fissa, mentre per gli altri il contributo è diversificato sulla base della dimensione del prodotto e delle logiche di ecoprogettazione adottate. Spetta infatti una riduzione del 25% delle quote per quelle imprese che si impegnano ad allungare il ciclo di vita dei prodotti e a usare fibre e/o materiali riciclati.

I risultati ottenuti attraverso questo sistema sembrano promettenti: nel 2019 sono state raccolte circa 250.000 tonnellate di scarti tessili, sulle 648.000 tonnellate di prodotti tessili immessi nel mercato, con un tasso di raccolta pari al 38%. Un dato in forte crescita, se si pensa che le tonnellate raccolte sono 100.000 in più rispetto al 2009.
Del totale dei rifiuti recuperati, il 58% è stato riutilizzato, il 33,5% riciclato, l’8% destinato al recupero energetico e solo il residuale, lo 0,5%, è finito all’inceneritore.
La Francia conta quindi una media di 3,7kg di tessuto recuperati per abitante, circa 1,1kg in più rispetto a quanto avviene in Italia.

Ma potrebbe essere quindi un esempio da seguire, un modello EPR da applicare anche nel nostro Paese?

Raccolta differenziata per i rifiuti tessili in Italia - Separate collection for textile waste in Italy

Italia: la Responsabilità Estesa del Produttore nel settore tessile

In Italia non esiste ancora alcun decreto che dia attuazione alla disciplina europea sulla Responsabilità Estesa del Produttore per i tessuti. Dal 1˚ gennaio 2022, però, è stato introdotto, con tre anni di anticipo rispetto alle direttive UE, l’obbligo di raccolta differenziata per i rifiuti tessili.

In dicembre 2021 si era tenuta una riunione del Ministero della transizione ecologica con diversi soggetti rappresentanti della filiera tessile, che doveva portare alla formulazione di una disciplina EPR nazionale. La crisi del gas e quella delle materie prime, poi, ha fatto sospendere i lavori e così sono state le organizzazioni stesse a prendere l’iniziativa.
Sono nati quindi alcuni consorzi con la missione di gestire collettivamente i rifiuti tessili secondo gli obblighi EPR: Ecotessili, Retex.greenCobat TESSILE.

Attualmente, infatti, il sistema di raccolta è ancora quello classico in cui i rifiuti vengono depositati nei cassonetti stradali e affidati poi dal Comune a soggetti autorizzati tramite gare d’appalto. È un approccio che si limita a coinvolgere pochi soggetti e che risulta frenato anche nelle sinergie e nelle opportunità, consistendo più che altro nella rivendita del materiale selezionato attraverso grossisti o negozi dell’usato.

Quel che ci insegna l’esperienza francese, invece, è che il primo presupposto per un sistema di raccolta efficace è la sua capillarità, e dunque la necessità di creare un network che comprenda non solo le strutture comunali ma anche soprattutto i distributori, presso i quali per i consumatori risulta spesso più facile disfarsi dei propri tessuti. I punti di raccolta in Francia sono infatti oltre 46.000, tra quelli autonomi e quelli posti all’interno di negozi e associazioni, il che equivale a circa un punto di raccolta ogni 1.440 abitanti. Fattore che influisce in modo determinante sul tasso di raccolta del Paese.

Ciò che quindi ci si augura per l’Italia è un maggiore coinvolgimento dei consorzi esistenti e la messa a punto di alcune semplificazioni per i distributori, relative al deposito temporaneo dei rifiuti e al loro eventuale trasporto. Fondamentale è anche che questi provvedimenti siano fatti contestualmente all’entrata in vigore del sistema EPR, per evitare che i ritardi abbiano un impatto negativo sul tasso di raccolta, che deve invece essere innalzato al più presto.
Ogni tipologia di rifiuto ha, inoltre, le sue specificità e per questo la partecipazione attiva dei consorzi di settore risulta preziosa: per formulare al meglio la gestione dei rifiuti tessili, ci vogliono gli esperti dell’industria tessile.

Attendiamo quindi buone nuove e nel frattempo ti invitiamo ad acquisire e diffondere l’abitudine: fai la raccolta differenziata dei tessuti, l’efficacia del sistema dipende anche da te.

Fai la tua parte: fai la raccolta differenziata dei tessuti - Do your part: recycle textiles

Vuoi sapere come l’UE intende rendere il tessile sostenibile?
Ecco qui, buona lettura: Tessile sostenibile: la nuova strategia UE

 
CONSULTAZIONI:

I sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore e il loro ruolo strategico per i produttori
Federico Magalini, Joséphine Courtois, Amba Concheso, Caroline Heinz
Erion e Sofies, luglio 2021

La Responsabilità Estesa del Produttore (EPR): una riforma per favorire prevenzione e riciclo
Paolo Azzurro, Donato Berardi, Antonio Pergolizzi, Nicolò Valle
REF Ricerche srl, dicembre 2019

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